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Inviato da avatar Umberto Ambrosoli il 19-02-2013 alle 16:20 Leggi/Nascondi

La sanità è la principale competenza della Regione e rappresenta la prima voce del bilancio (quasi l’80% delle risorse). Malgrado 17 anni di Formigoni, la sanità della regione Lombardia è di qualità, grazie all’impegno e alla professionalità di molti operatori del settore. Tuttavia sono decisamente ampi i margini di miglioramento finora ignorati dalla classe dirigente sanitaria lombarda scelta troppo spesso per appartenenza politica e quasi mai per  merito e competenza. Merito e competenza, come suggerisce Francesca Cucchi, che andranno a coinvolgere gli operatori del settore a tutti i livelli. Abbiamo bisogno di un sistema delle professioni dove ogni figura sia riconosciuta come fondamentale, superando l’attuale appiattimento di competenze e altresì favorendo l’impegno del singolo e delle équipe. La qualità dei servizi erogati non dipende solo dalla capacità di spesa ma anche dalla valorizzazione e dalla motivazione del capitale umano che sapremo favorire anche attraverso all’identificazione di manager proposti da una commissione indipendente in grado di valutarne la professionalità e la competenza.

Non intendiamo stravolgere il quadro, ma correggerne l’orientamento votato al business e indirizzarlo, secondo il dettato costituzionale, alla sua vocazione originaria di servizio pubblico a cui le fasce più deboli devono poter accedere del tutto gratuitamente.

Le proposte che ho potuto leggere rivelano quanto nella sanità lombarda si possa e si debba fare di più e gli scandali dimostrano quanto sia possibile ottimizzare le risorse e recuperare gli sprechi (si veda il post di Davide Giovanni Storni  che porta ad esempio la sua esperienza personale).

Alcuni progetti, ci scrive Michele Sacerdoti, come quello del Trasferimento dell'Istituto dei Tumori e Besta alla Città della Salute a Sesto San Giovanni nella ex area Falck, devono essere attentamente riconsiderati , perchè rischiano di trasformarsi in un grande spreco di risorse (450 milioni).

Non dobbiamo dimenticare che se tra pochi giorni andremo a votare per determinare un nuovo consiglio regionale è perché PDL e Lega hanno fatto cadere la giunta rinfacciandosi reciprocamente le responsabilità. E oggi, per pura logica di opportunità, si ripresentano uniti. L’assessorato alla sanità è stato in questi anni in mano alla Lega e non dobbiamo dimenticarlo. Anzi dobbiamo raccontarlo con forza, perché i cittadini devono ricordare che tutte le volte che hanno pagato un ticket per un semplicissimo esame, per esempio un elettrocardiogramma, qualche euro di quanto hanno pagato è finito in tangenti.

Ecco, recuperare moralità significa accrescere le competenze, recuperare legalità significa recuperare risorse che potremo  usare per dar seguito alle tante proposte che ci sono giunte e che, se già non fanno parte del programma, sono stimoli indispensabili per noi che ci apprestiamo a riportare l’Istituzione della Regione ai livello dei suoi cittadini.

La Lombardia ha investito per anni sulla produttività e la competizione, perdendo la sfida dell’appropriatezza e della qualità. Serve una stagione che rilanci la prevenzione, si occupi di cosa e come si produce e non solo di quanto e a che costi. Ha perfettamente ragione Laura Bodini, quando afferma che  “solo un concreto investimento in azioni di prevenzione nel territorio può sostenere un processo che sposta il baricentro dei costi della sanità e alleggerisce i costi di cura ospedaliera. In caso contrario, la contrazione di offerta ospedaliera a cui stiamo assistendo costituirà solo un impoverimento sociale, non controbilanciato da una migliore e maggiore offerta territoriale.” Ecco solo alcuni punti che ritengo prioritari in materia di prevenzione:

  • promozione di stili di vita sani con particolare attenzione all’alimentazione e nutrizione, al fumo, all’esercizio fisico, allo stress, alle dipendenze; va diffusa partecipazione anche attraverso modalità incentivanti;
  • incremento della partecipazione ai programmi di screening per patologie tumorali, malattie cardiovascolari e diabete tramite differenziazione dei metodi di “chiamata” ed estensione degli attuali target; inoltre va potenziata la presa in carico attraverso un maggiore coinvolgimento dei medici di medicina generale ed assistenza specialistica-ospedaliera in caso di diagnosi precoce;
  • rilancio del binomio ambiente-salute per il rilievo che inquinamenti ambientali hanno come fattore di rischio per le patologie tumorali, cardiovascolari e respiratorie; si rende quindi necessaria una maggiore integrazione fra ASL e ARPA per ricomporre il sistema della prevenzione (con riferimento ancora alla proposta di Laura Bodini);
  • sostegno ai programmi di prevenzione, sicurezza e benessere organizzativo nei luoghi di lavoro con il pieno coinvolgimento delle parti sociali ed imprenditoriali. E’ necessario accertare e controllare che i proventi delle eventuali sanzioni comminate alle aziende inadempienti, vengano reinvestite in prevenzione;
  • estensione dei programmi di vaccinazione aggiuntivi (Hpv, influenza, meningococco) a quelli obbligatori considerata la facilità di diffusione ed il suo costo basso in rapporto all’efficacia nei risultati di prevenzione.

La Lombardia registra un livello di spesa sanitaria a carico delle famiglie molto alto (55% delle prestazioni ambulatoriali, 95% delle prestazioni odontoiatriche) e fin dal 2003 applica il ticket più caro a livello nazionale per farmaci e diagnostica. La fascia di esenzione, per chi non abbia una patologia cronica, è molto bassa sia per reddito che per fasce d’età.

L’equità è una priorità della nostra idea di sanità, a cominciare dall’innalzamento della soglia di esenzione del ticket per le famiglie con un reddito inferiore ai 30.000 euro e da una contribuzione sanitaria dei cittadini lombardi proporzionale al proprio reddito.

E’ necessaria una revisione dei meccanismi di accreditamento degli enti privati (28% dellla spesa totale) in modo che si facciano carico anche di prestazione sanitarie meno redditizie e che oggi sono competenza esclusiva del pubblico, come suggerito con efficacia da Stefano Magnone. Gli accreditamenti dovranno basarsi su standard e benchmark che dovranno essere mantenuti per tutto il periodo della fornitura sanitaria. Il rapporto tra pubblico e privato oggi ha una dimensione competitiva che noi intendiamo trasformare in collaborativa.

Il governo del sistema sanitario oggi è troppo frammentato: servizi sanitari e sociali sono rigidamente divisi dai confini amministrativi di due assessorati e due budget a discapito dell’efficienza di un sistema che dovrebbe massimizzare l’efficacia dei programmi di prevenzione (fondamentale per il contenimento della spesa), di cura e di assistenza.

Umberto Ambrosoli

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