Linee guida per una nuova politica della culturaSezione: Politiche regionali PRIMA DI DECIDERE, BISOGNA CONOSCERE: se anche l'abitudine generale è stata quella di tutelare l'esistente, gran parte del patrimonio culturale della Regione non è mai stata adeguatamente valorizzata. Attraverso una più stretta collaborazione con i territori e gli enti locali, il primo passo indispensabile è costruire un quadro realmente esauriente di ciò che nella Regione c'è e delle condizioni in cui si trova, per promuovere programmi di recupero e valorizzazione fondati sulla realtà. VECCHIO NON VUOL DIRE BUONO: non si tratta, naturalmente, di disconoscere il valore della tradizione e di calpestare la storia. Tuttavia, non si devono considerare monumenti intoccabili iniziative - ad esempio: festival, rassegne, esposizioni, ecc. - solo per il fatto che esistono da alcune decine di anni, per quanto prestigio abbiano meritato in passato. Se tali iniziative faticano a produrre risultati - non in termini economici, ma nell'ambito della creazione di nuovi stimoli e della capacità di coinvolgere e di rispondere ai bisogni profondi della comunità - non devono essere tenute per forza in vita con il sostegno della Regione, che deve sempre investire sulla vitalità e la capacità di rinnovarsi. GIOVANE NON VUOL DIRE NUOVO: produrre cultura non è una questione anagrafica, né delle persone né delle realtà che operano in questo settore. Mettere in guardia nei confronti della indifferente prosecuzione dell'esistente non significa meccanicamente invitare a sostenere forze giovani; se è indubbia l'importanza di offrire opportunità alle nuove generazioni, bisogna sempre vagliare in primo luogo la reale portata innovativa delle idee di cui si fanno promotrici, valutando le concrete capacità di disegnare cammini di cambiamento, crescita e maturazione della comunità. AIUTARE TUTTI SIGNIFICA NON AIUTARE NESSUNO: bisogna scegliere. La logica elettoralistica di piccolo cabotaggio per cui gli aiuti a pioggia si traducono in voti è particolarmente poco lungimirante in ambito culturale , perché risorse troppo frammentate impediscono di realizzare progetti di ampio respiro. La priorità è investire su progetti di qualità, che rispondano all'immagine complessiva di sviluppo futuro della Regione che si vuole promuovere, concentrando le energie - soprattutto in un periodo caratterizzato da scarse risorse - per stimolare in maniera sensibile i percorsi culturali più promettenti. BISOGNA COLLABORARE: il territorio lombardo, specie dopo anni di futili particolarismi, tende alla frammentazione e all'irrigidimento nei campanilismi, così ciascuna provincia pensa a sé, ciascun comune pensa a sé e all'interno di ogni comune teatri, associazioni e promotori culturali in genere operano spesso in sterile competizione, danneggiando anziché arricchire il panorama della proposta culturale. La Regione deve dunque agire da perno di una rinnovata alleanza culturale, condizionando i finanziamenti alla collaborazione tra realtà, privilegiando sempre i progetti in rete (vera, non dichiarata) per evitare la dispersione di risorse interne e aprire la Regione alle energie provenienti dall'esterno. LA REGIONE DEVE AVERE UN RUOLO ATTIVO: la Regione non può essere solo un filtro passivo delle proposte che provengono dal territorio, ma deve farsi portatrice di una propria visione, proponendosi come una piattaforma di confronto ma anche e soprattutto come una forza motrice, in grado di indirizzare concretamente le attività culturali dell'area integrandole in un più ampio piano di sviluppo, che le colleghi efficacemente alla proposta turistica, ai percorsi educativi, ecc. SI DEVE DIALOGARE CON GLI ALTRI ENTI LOCALI: la Regione non può fare tutto e la selezione che essa opera sarà sempre troppo imprecisa se il rapporto con l'ente promotore avviene senza ulteriori filtri. I comuni, in particolare, possono offrire un significativo punto di vista sulle eccellenze da promuovere, sui progetti in cui investire e, al contrario, sulle realtà di cui diffidare. VERIFICARE I RISULTATI: non ci si può accontentare di fare una scelta, bisogna seguire il cammino di un progetto e verificarne puntualmente gli esiti. Troppo spesso risorse anche ingenti sono state affidate ad avventurieri - che sono numerosi in ambito culturale come in ogni altro settore - che hanno prodotto molto meno di quanto promesso, arricchendosi indebitamente alle spalle della comunità. Soprattutto in tempi di crisi, ma ancor meglio di prassi in ogni fase storica, è fondamentale non accontentarsi di rendicontazioni sommarie e manipolate, ma pretendere sempre un quadro attendibile, anche inserendo sistemi di controllo incrociato. DIFFERENZIARE: alcuni progetti confermano nel tempo la propria eccellenza. Tuttavia, è importante che la Regione stabilisca dei criteri di rotazione per l'accesso ai finanziamenti, per evitare di sostenere unicamente percorsi già avviati - per quanto di alta qualità - e non investire su nuove idee che potranno dare buoni frutti in futuro. BISOGNA PRODURRE NUOVA CULTURA: la cultura è uno snodo centrale per lo sviluppo di un territorio, quindi deve essere una priorità su cui investire. Per alimentare la crescita è necessario produrre nuova cultura, cioè nuove idee, che cambino le prospettive e che imprimano una scossa dinamica alla società, con benefici estesi su vari fronti. In tale prospettiva, è importante in primo luogo che la Regione sappia garantire un orizzonte di libertà, favorendo l'accesso di nuovi attori sul palcoscenico della produzione culturale, senza imprimere recinti preconcetti ma vigilando affinché le nuove proposte non si esauriscano in sterili avventure individuali, ma sappiano stimolare la crescita e il rinnovamento del territorio e delle persone. Per questo, la Regione dovrà altresì creare le condizioni perché i progetti culturali possano combinarsi con la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, paesaggistico del territorio secondo modalità originali, creative e spiazzanti, con positive ricadute sul piano dell'attenzione mediatica, dell'appeal turistico e del coinvolgimento attivo e vitale dei cittadini nella riappropriazione di quel sentimento di appartenenza che li rende comunità. Commenti (0)
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