Sui parchi e le aree protetteIn Lombardia ci sono 3 (più uno) importanti aeroporti civili, 1.500 km di rete ferroviaria, circa 550 km di autostrade, oltre 900 km di strade statali, più di 11 mila km di strade provinciali. Ci sono anche 1 parco nazionale, 24 parchi regionali, 78 parchi locali di interesse sovracomunale, 65 riserve naturali, 29 monumenti naturali: in tutto oltre 450 mila ettari di zone (almeno sulla carta) protette, corrispondenti a circa un quinto del territorio lombardo. E’ evidente la funzione di riequilibrio territoriale che può essere svolta dalle aree protette in una regione diffusamente urbanizzata come la Lombardia. Perché ciò avvenga non è però sufficiente l’istituzione o l’estensione di un parco: la tutela va resa effettiva. Le aree protette vanno cioè dotate delle risorse necessarie, per evitare che procedano a oblique iniziative di “valorizzazione” per garantirsi la sopravvivenza. Si dovrebbe altresì valutare con maggiore attenzione l’inserimento delle opere infrastrutturali nei parchi: si pensi ai collegamenti stradali e ferroviari che interessano il Parco del Ticino (che è una riserva MAB-UNESCO) o alla prospettata tangenziale esterna nella zona sud-ovest di Milano (l’area meno edificata del Parco Agricolo Sud Milano). Come le aree protette, anche il paesaggio richiede un’attenzione superiore a quella fin qui accordata: si tratta di una risorsa estremamente fragile, frutto di una costruzione millenaria, che testimonia la storia e l’identità della Lombardia e sostiene altresì importanti attività economiche. Un’azione più incisiva di tutela andrebbe rivolta pure ai fiumi e ai laghi di Lombardia, che soffrono per la concorrenza nell’uso dell’acqua e per la pressione antropica e industriale (come ci ricorda Lorenzo Masili nel suo intervento su questa piattaforma). Un terzo ambito di azione riguarda la progressiva chiusura delle ferite aperte sul territorio. Si tratta, in primo luogo, dei siti contaminati. Alla fine del 2007 (secondo ARPA Lombardia) erano presenti in regione circa 2.300 siti potenzialmente contaminati (7 di interesse nazionale), di cui circa 700 (4 di interesse nazionale) nella sola provincia di Milano. Le proposte che sono state avanzate ed approvate finora dalla “comunità LiquidFeedback” in materia di parchi ed aree protette pongono già alcuni spunti di grande interesse per una rilancio della politica regionale sulla materia. Per certi aspetti si tratta di ritornare allo spirito originario della legge 86/83, per altri si tratta di innovare l’approccio al tema soprattutto perché si delineano nuove opportunità per un ruolo attivo di presidio ambientale che una nuova agricoltura sostenibile e multifunzionale può svolgere proprio a partire dai Parchi regionali ed in particolare dal Parco Sud. E’ questo il senso generale, mi pare, delle proposte avanzate da AlbertoTenconi e che dobbiamo valorizzare nelle nuove strategie e tradurre negli atti di pianificazione e programmazione regionale. Da un lato si tratta di rilanciare la funzione primaria di tutela attiva della biodiversità, delle risorse ambientali e del paesaggio, che la legge regionale assegnava già 30 anni fa ai parchi e alle aree protette. Dall’altro si tratta di ripristinare, attorno a questa funzione un forte ruolo degli atti di pianificazione territoriale dei Parchi (Piano territoriale di coordinamento approvato con legge regionale, portato al rango di componente del Piano territoriale regionale) e confermare, con una maggiore responsabilizzazione, il riconoscimento del ruolo degli enti locali nella gestione delle aree protette. Non si tratta dunque di rilanciare soltanto l’autorevolezza della pianificazione dei parchi ma anche il loro ruolo nel territorio rispetto alle trasformazioni che avvengono (come nel caso, segnalato da Giovanni Perego del Parco della villa Reale di Monza che ricade nel parco della valle del Lambro). La priorità della protezione dell’ambiente nelle aree protette non deve più, come è accaduto nel governo del territorio nelle ultime legislature essere costantemente contemperata e “contrattata” con interessi diversi da quelli della tutela dell'ambiente (attività estrattive, infrastrutture, insediamenti) finendo per esserne subordinata. E’ a maggior ragione questo deve valere nell’ambito delle riserve naturali e nei S.I.C. dove non devono essere aperti varchi ad attività e trasformazioni che possano pregiudicare le risorse oggetto di tutela (come segnala Sonia Torresan a proposito del geosito di Montorfano). Ma non meno importanti, per la loro forte caratterizzazione territoriale, sono i P.L.I.S. (Parchi locali d’interesse sovracomunale) che Angela Perletti propone vengano rilanciati. Merita una considerazione speciale il caso del Parco agricolo Sud Milano un parco regionale fortemente voluto dal territorio e dagli stessi operatori agricoli per la “salvaguardia, qualificazione e potenziamento delle attività agro-silvo-colturali”. Qui è necessario che l’obiettivo prioritario torni ad essere, come propone Alberto Tenconi e come è confermato dal mio programma, la promozione attiva di una nuova agricoltura (di cui peraltro si vedono già i primi precursori) che deve e può rispondere alla nuova domanda di qualità, di sostenibilità, di nuovi stili di vita, di tempo libero intelligente che una parte sempre più nutrita della comunità milanese esprime. E’ però importante che questa prospettiva diventi economia vera e che all’agricoltura siano riconosciute le importanti e insostituibili funzioni di riequilibrio ambientale che già esercita senza costi per la comunità (mitigazione climatica, assorbimento Co2, drenaggio, cura del suolo e delle acque, presidio idrogeologico). Molto interessante è anche la proposta di arricchire la ‘dotazione ambientale’ del Parco Sud Milano con la riqualificazione e valorizzazione del sistema dei navigli ed in particolare la proposta del Parco lineare dei Navigli (Paolo Lubrano) portando fin dentro la città di Milano soluzioni di qualificazione degli spazi pubblici e di connessione con il territorio agricolo che possono ridare respiro alla città, qualità urbana e del paesaggio e valore aggiunto a quella importantissima risorsa culturale ed ambientale che è rappresentata dal secolare sistema di regimazione e distribuzione delle acque nel milanese. Altre proposte ci richiamano alla necessità di non fermarci a considerare soltanto le aree protette già istituite e consolidate ma che è opportuno riprendere progetti di estensione delle iniziative di tutela e riqualificazione ambientale del territorio tra i quali è particolarmente importante quello segnalato da Marco Freri per il parco della brughiera Briantea che ha alle spalle già significative iniziative di mobilitazione del territorio ed analisi territoriali serie. Si tratta di riprendere l’interazione con gli Enti locali interessati dal progetto. Altrettanto importante riprendere il progetto avviato ma non compiuto e non più sostenuto con adeguate risorse delle foreste di pianura (ancora A.Tenconi) che aveva e conserva un valore strategico per l’equilibrio ambientale di una delle regioni più urbanizzate d’Europa. Interessanti ed utili gli spunti, molto pratici ed operativi, che propone Lorenzo Masili per promuovere, sulla scia dei migliori esempi europei, un’effettiva rete regionale della ciclabilità (ed ancor più favorirne la conoscenza e la valorizzazione turistica), tema questo fortemente collegato agli obiettivi precedenti per l’integrazione che si può istaurare tra la rete della mobilità ciclabile con il sistema dei parchi, il paesaggio agrario ed una rete agrituristica da valorizzare anche per Expo. Commenti (2) |